C’è chi ha adottato soluzioni “esclusive” (mi vengono in mente Fiorentina e Cremonese), c’è chi condivide il look con altre squadre (Inter, Atalanta, Pisa…), ma senza dubbio, l’importanza dei colori è fondamentale per le squadre calcistiche. Ecco perché oggi voglio ripercorrere la storia delle divise di calcio partendo veramente da molto lontano, dalla metà dell’800, per arrivare fino ai giorni nostri.
Per scelta personale, ho deciso di focalizzarmi quasi esclusivamente sulle squadre italiane, specie quelle che sono transitate per la Serie A, ripercorrendo le tappe fondamentali di quello che ancora oggi è allo stesso tempo un vero business per i team e una grande passione per tutti noi tifosi.
1857-1900 – Maglie calcio storiche
Il calcio, così come lo conosciamo, nasce nel Regno Unito alla metà del 1800, mutuato dal gioco del cricket, dal quale eredita anche il primo vestiario. Le prime maglie storiche sono camicie bianche di flanella con pantaloni “alla zuava”, coadiuvati da un berretto (in genere bicolore) che serviva a differenziare le due squadre in campo (1857).
Devono passare un po’ di anni, precisamente quattordici, affinché nel 1871, nella storica FA Cup vengano per la prima volta adottati i colori per le camicie. In genere i colori scelti erano quelli della propria Università, oppure quelli di Logge e Club aristocratici, con lo scopo esclusivo di distinguere le due squadre in campo.
Nel 1879 invece, sempre durante la FA Cup, la squadra del Darwen decide per protesta di tagliare i pantaloni al di sopra del ginocchio. La soluzione, inizialmente contestata, viene poi adottata progressivamente anche dalle altre squadre.
Un’altro anno fondamentale per le divise da calcio è il 1883, quando si passa dalle camicie in flanella, alle più economiche “magliette”. Inizialmente a tinta unita, poi nel 1887 venne ideato un telaio in grado di tessere strisce verticali della stessa larghezza. Nel 1890 invece nascono le prime maglie bicolori (come quelle del Genoa, ad esempio).
1900 – Maglie storiche di calcio
All’inizio del 19° secolo, precisamente nel 1904, i pantaloni corti diventano ufficiali e obbligatori, mentre le divise iniziano ad essere prodotte con tessuti come lana e cotone. Vengono introdotti in molti casi anche i laccetti nello scollo. In questa digressione sullo sviluppo dell’abbigliamento calcistico non abbiamo ancora parlato del ruolo del portiere, questo perché fino al 1909 indossava la stessa maglia degli altri giocatori.
È a partire da quella data che iniziano a cambiare i colori per i portieri: nel Regno Unito si preferiscono il rosso e il blu, mentre nel resto dell’Europa vanno per la maggiore il nero e il grigio.

1910-1920-1930 – Maglie di calcio storiche
Negli anni a cavallo delle due grandi guerre, i kit di calcio non subiscono variazioni degne di nota, ma non va dimenticata l’introduzione dei numeri sulla schiena, datata 1933, diventata poi obbligatoria a partire dal 1939.

1940-1950 – Maglie storiche calcio italiano
Ancora poche variazioni nelle maglie calcio storiche che restano comunque semplici e senza loghi particolari, a parte qualche squadra che inizia ad applicare il proprio stemma ufficiale (vedi FC Internazionale nella foto sottostante). I pantaloncini si accorciano sempre di più, arrivando a metà coscia. Da segnalare l’introduzione delle prime maglie sintetiche in nylon a partire dal 1950.

1960-1970 – Magliette calcio storiche
Continua l’apparizione di qualche stemma ufficiale, ma non è una prassi comune a tutti i team. Le magliette Serie A restano ancora una questione legata ai colori e a niente altro. Bisognerà aspettare il decennio successivo per segnalare le prime sponsorizzazioni. Nella foto che segue, una maglia storica Inter, indossata a fine anni 70.

1970-1980 – Magliette storiche calcio
Come abbiamo anticipato nel paragrafo precedente, è questo il decennio che cambia per sempre la storia del calcio, nonché quella delle tanto amate divise ufficiali. Nel 1973 iniziano infatti a comparire sulle maglie di alcune squadre in Inghilterra e Germania i primi sponsor cosiddetti “di maglia”, oltre ai primi sponsor “tecnici” (cioè, chi effettivamente produce l’abbigliamento ufficiale del team). In Italia si vedono i primi loghi dell’Adidas (Fiorentina ad esempio) e della Puma a metà degli anni ’70, ma per gli sponsor sulle magliette bisogna attendere il 1981.
A chi dobbiamo questa grande rivoluzione anche nel nostro paese? La storia racconta che nel 1978 l’allora presidente dell’Udinese Calcio, Teofilo Sanson approfittò di un cavillo che caratterizzava il regolamento federale dell’epoca. Era vietato lo sponsor sulle maglie, ma non venivano citati i pantaloncini, per cui Sanson, titolare dell’omonima azienda di gelati, pensò bene di inserire il proprio logo nella banda bianca dei pantaloncini neri. Ottenne in compenso una multa salata dalla federazione, ma il clamore suscitato dalla mossa, fece cambiare per sempre il rapporto tra aziende e squadre.
All’Udinese, seguì infatti il Perugia, che architettò qualcosa di ancora più complesso. All’epoca era concesso uno spazio di dodici centimetri quadrati sul lato destro della maglia, in alto, per inserire il logo dello sponsor tecnico. In quell’estate, la Pasta Ponte vendette il proprio marchio ad un’industria di abbigliamento sportivo, acquisendo così il diritto di comparire sulle maglie del Perugia nella nuova stagione. Anche in questo caso, scatto un ancor più salata multa, ma ormai il dibattito sponsorizzazione era aperto. Nella foto seguente si vedono le maglie storiche Roma, di colore arancione, contro i verdi dell’Avellino.

1980-1990 – Divise storiche calcio
Dalla stagione 1981-82 in poi, lo sponsor di maglia diventa un’aspetto consolidato e comune più o meno a tutti i team della Serie A. I marchi più presenti sono quelli “tecnologici”, i produttori di televisori e radio, insieme a quelli alimentari e di abbigliamento. La tendenza al rinnovo nelle maglie calcio anni 80 varia da squadra a squadra: c’è chi, come il Milan, cambia sponsor ogni anno (i primi in assoluto: Pooh, Hitachi, Olio Cuore, Oscar Mondadori) e chi come i cugini interisti, che dopo aver provato “Inno-Hit”, passano a Misura con un contratto che dura parecchi anni (ricordiamo anche la Roma fedele alla Barilla). Di seguito un bell’esempio di maglie calcio retro con Conti e Pruzzo in posa.

Le maglie alternano la flanella ai tessuti sintetici (poliestere) e vestono abbastanza aderenti. Si provano le prime soluzioni alternative alla tinta unita, come l’originale maglia Fiorentina anni 80 (vedi foto sotto), o l’ormai mitica divisa della Sampdoria (foto sotto). Ma facciamo un passo indietro? Perché la federazione calcio ha stentato a permettere gli sponsor di maglia? I dubbi erano legati al fatto che uno sponsor potesse, grazie ai soldi, influenzare la gestione di una squadra o addirittura superarne il “peso storico” (come succedeva nel basket di allora, ad esempio).

L’esperimento però si rivelò positivo, in quanto l’apporto annuale di denaro dello sponsor per un team come ad esempio, la Juventus, rappresentava si e no l’incasso di due match al Comunale, quindi di certo non andava ad intaccare le dinamiche di gestione della squadra. In secondo luogo, il nome dello sponsor non si è mai sovrapposto a quello delle squadre, che sono già di per sé dei marchi consolidati dal tempo e dalla tradizione. Dalla serie “Maglie Juventus storiche”, di seguito la mitica maglia “Ariston” indossata dal compianto Scirea.

1990-2000
Con i Mondiali di Calcio di Italia ’90, inizia il decennio che possiamo considerare più stravagante per quanto riguarda l’abbigliamento calcistico. Seguendo la “moda extra-large” dei primi anni 90, anche le divise dei campioni di quei tempi vestono molto larghe e presentano combinazioni di colori spesso sgargianti, grazie alle infinite possibilità offerte dalla stampa in sublimatico.

Gli anni ’90 sono il trionfo del poliestere, un tessuto versatile, che può essere appunto: stampato a piacere (sponsor, numeri e nomi dei calciatori compresi) oppure addirittura creato con trame particolari, come può essere il logo dello sponsor tecnico o della squadra stessa. Una grande innovazione che fa quasi scomparire i numeri applicati manualmente sul retro delle maglie calcio anni 90, gli stemmi dei team e anche i loghi dei produttori di abbigliamento sportivo. Tutte queste componenti vengono stampate direttamente sul tessuto, insieme agli sponsor.
2000-2013
Gli anni 2000 proseguono il discorso iniziato nei ’90 con le maglie stampate a caldo e il look “extra large”: vestibilità che prosegue anche all’inizio del decennio successivo, almeno fino al 2014, quando il trend inizia a cambiare e si ritorna pian piano alle maglie più aderenti. Il discorso sponsor di maglia interessa ancora solamente la zona del petto, ma come vedremo a breve, la situazione è destinata a cambiare.

2014-2020
Il trend dei tessuti elasticizzati e delle maglie aderenti, inizia nella stagione 2014-2015, con i primi esperimenti e un progressivo “restringimento” delle divise. Cosa cambia a livello di sponsor in questi ultimi anni? Ormai, la sola scritta sul petto non basta più, e si tende ad assegnare altri spazi della maglia ad altri brand.
In alcuni casi si sdoppia lo spazio sul petto per due sponsor differenti (ad esempio il Napoli di quest’anno con Lete sopra e MSC sotto), in altri si applicano sponsor di manica o nella parte destra del petto, subito sotto allo sponsor tecnico. In molti casi non mancano nemmeno gli sponsor sui pantaloncini e a volte anche nella parte dietro della divisa, sulla schiena, in basso sotto al numero del calciatore.

Stemmi e simboli
Sulle maglie di calcio, all’altezza del cuore, c’è uno spazio dedicato allo stemma ufficiale dei team, che scelgono se esporlo o meno. È un’usanza che parte dalla metà degli anni ’40 e quando la squadra vince lo scudetto, il relativo stemma a forma di scudo tricolore appare sempre all’altezza del cuore.
Nella stessa posizione va a finire anche lo stemma del club che vince la Coppa Italia (un cerchio tricolore) e le stellette gialle che rappresentano “10 scudetti vinti”. Al momento la Juventus può fregiarsi di ben 3 stelle con i suoi 35 titoli in cassaforte, mentre Inter e Milan, a quota 18, ne sfoggiano solo una.
Quando una squadra vince sia lo scudetto, che la Coppa Italia, può decidere di spostare i simboli: in certi casi lo scudetto è finito al centro del petto (Inter e Milan negli anni 2000 sono due esempi).
Sponsor tecnici
Ci sono marchi di abbigliamento che hanno fatto la storia dello sport e del calcio in particolare: colossi che si sono avvicendati anno dopo anno sulle maglie di tutti i team di Serie A, ma anche piccoli marchi italiani che sono comparsi solamente per qualche stagione.
Facendo qualche passo indietro nel tempo, tra i primi marchi ad apparire sulle divise ufficiali, già dalla metà degli anni ’70, c’è sicuramente l’Adidas, con il classico fiore a tre punte, apparso nei primi tempi sulle maglie della Fiorentina, tra le altre. Seguono a ruota i rivali della Puma, esplosi negli anni ’70, insieme alla Umbro (Humprey Brothers), questi ultimi molto presenti soprattutto nel Regno Unito (in Italia hanno fornito Inter, Parma, Napoli e Lazio). In Francia all’epoca spopolava Le Coq Sportif, l’ormai mitico “galletto”, poco presente in Italia (in tempi recenti solo sulle maglie di Fiorentina, Udinese e Ancona). Poi ancora i marchi tedeschi Hummel (tra le altre, Verona e Pisa 1988) e Uhlsport (Inter, Bologna, Ascoli, Verona dal 1988).
Questi sono i brand europei più altisonanti, ma anche l’Italia non è da meno, con Americanino (Udinese anni ’80), Pop 84 (Ascoli anni ’80), Linea Time (Napoli anni ’80), Gazelle (Brescia), Mec Sport (Inter anni ’80), Rolly Go (Milan anni ’80), Diadora (Bologna, Roma, Udinese e nazionale Italiana dal 1986 al 1994), Lotto Sport (Vicenza, Monza, Milan, Juventus), Errea Sport (Parma anni ’80-90, Pescara Calcio, Empoli, Brescia), ABM Sport (Torino e Fiorentina anni ’80-90 e diversi club di Serie B) Asics, (Sampdoria, Atalanta, Lecce) e Kappa Sport che ha vestito numerose squadre italiane dagli anni ’80 in poi.
Ho volutamente lasciato per ultimo un marchio che più di ogni altro ha rappresentato il calcio professionistico negli anni ’80: NR (ennerre sport di Nicola Raccuglia), nata nel 1972. I primi team ad essere forniti da NR, con innovative maglie in lanetta, sono stati Pescara e Lazio, seguite da Roma, Triestina, Pisa, Sampdoria. Il mitico Napoli di Maradona vestiva NR, mentre nasceva anche un secondo marchio, N2 che prese il posto del precedente dopo il fallimento. N2 (ennedue) è comparsa sulle maglie di Atalanta, Fiorentina, Foggia, Pescara, Palermo e Ternana.
Sponsor di maglia
Gli sponsor di maglia, come abbiamo già detto, debuttano in Serie A nella stagione 1981-82. Tra i primi marchi ricordiamo JD Farrows (Fiorentina), Ariston (Juventus), Snaidero (Napoli), Canon (Verona), Misura (Inter), Barilla (Roma), Seleco, Phonola, Agfa Color.
Ci sono squadre che nei primi tempi amano cambiare praticamente tutti gli anni (Milan, Napoli, Torino, Genoa, Avellino) e altre che restano fedeli per molti anni al proprio sponsor. Sono ormai mitiche le maglie della Juve marchiate Ariston, l’Inter con Misura, la Roma con Barilla, il Verona con Canon, l’Atalanta con Sit-In moquette, la Sampdoria con Phonola.
Considerazioni
Giunti alla fine di questo lungo percorso attraverso gli anni, le mode, lo stile che ha contraddistinto il calcio italiano nel tempo, possiamo dire che se da una parte è stato assorbito il “look” delle varie epoche, dall’altra anche il calcio ha influenzato i gusti e la cultura della gente.
Fin dai primi anni ’40 per i tifosi, era possibile acquistare le “maglie ufficiali” e indossare i colori dei propri beniamini e questa usanza e passione si è tramandata di anno in anno fino ai giorni nostri. Diciamolo chiaramente: le divise ufficiali sono tutt’altro che a “buon mercato”, ma rappresentano team e brand che sono ormai diventati la storia del calcio italiano e internazionale.
Non si indossa solamente una maglietta: si fa una vera e propria dichiarazione d’amore verso i propri colori e la si manifesta con orgoglio sia in campo, che dagli spalti dei nostri stadi, da almeno 80 anni.
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